CD "Il violino sul tetto" - MassimoBacci

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CD "Il violino sul tetto"

RECENSIONI-STAMPA

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   Ascoltando i dieci pezzi contenuti nel CD "Il violino sul tetto"  si ha una testimonianza concreta e validissima della varietà di fermenti che anima le diverse esperienze compositive di musicisti della nuova generazione. Una testimonianza che merita di essere conosciuta ed apprezzata, al di là della diversità di poetiche dei vari autori, perché dimostra anche in tempi difficili come gli attuali la vitalità della ricerca musicale nel nostro Paese .
E un plauso affatto particolare va al violinista Massimo Bacci, interprete di grande entusiasmo e rare capacità, che con il pieno dominio dello strumento e delle tecniche più diverse, si afferma come uno dei concertisti più rigorosi e capaci di questi anni.                                                           Giacomo Manzoni
                                                                                                                                                  

"RAPS 4" di Giampaolo Coral
Massimo Bacci
"VIOLINOSOLO" di David Macculi
Massimo Bacci
"SOLITAIRE " di Roberta Silvestrini
Massimo Bacci

“…Un secolo di evoluzione musicale non è riuscito a sanare appieno la frattura tra musica di repertorio, conosciuta ed apprezzata dal grande pubblico, e musica contemporanea, sempre più rivolta ad un’elite di intenditori, ma vi sono opere come alcune di quelle contenute in questo disco, che si fanno ben apprezzare anche dai non addetti ai lavori. Le complesse architetture nata da questa operazione non mettono in difficoltà Massimo Bacci, che sfoggia una tecnica  violinistica da vero virtuoso, affrontando con disinvoltura anche i passaggi più ostici. Bello il suono, generosa la cavata, nitido il disegno interpretativo: nulla da dire, un gran bel lavoro!
                                                                                                        Bruno Re, FEDELTA’ DEL SUONO n° 90






“Chiariamo subito un paio di punti: se nel titolo di questo articolo abbiamo parlato di tetto, è perché si voleva alludere al titolo del compact disc di Massimo Bacci. Ovvero il "Violino sul tetto". Ma soprattutto perché l'idea di tetto può indicare metaforicamente - e, in questo caso, giustamente - l'altissimo, eccellente livello di questo splendido disco…
la musica rende adeguato servigio all’umanità solo se i suoi suoni si riverberano realmente nell’ intelletto e nell’ anima di coloro che ascoltano. Ed è solo rendendo questo servigio che l’ arte diventa nobile. E’ questo il caso di Massimo Bacci, grandissimo violinista che ci propone, con questo nuovo cd «Il violino sul tetto», pregevo…la musica rende adeguato servigio all’umanità solo se i suoi suoni si riverberano realmente nell’ intelletto e nell’ anima di coloro che ascoltano. Ed è solo rendendo questo servigio che l’ arte diventa nobile. E’ questo il caso di Massimo Bacci, grandissimo violinista che ci propone, con questo nuovo cd «Il violino sul tetto», pregevoli lavori di compositori contemporanei.
Vivaddio, la musica vuole ancora parlare agli uomini. E se vuol farlo attraverso un violinista come Bacci, lasciateci dire che è un vero piacere ascoltarla.”

                                                                                                                      Armin Viglione, Il Sannio





Massimo Bacci, "Violino solo", Rivo Alto 2001 ****

Una vera impresa quella del bravo Massimo Bacci che propone un'interessante carrellata di Autori italiani che hanno scritto per il suo strumento: Macculi, Coral, Silvestrini, Beggio, Magnoni, Pelegatti, Perugini, Gulin, Gabriele, Lugli. Si ha un'idea della stratificazione delle tecniche e dell'eterogeneità stilistica dell'attuale situazione: segnaliamo i brani di Coral e della Silvestrini, ma nel complesso tutti i lavori sono di buona fattura.

  
                                                Renzo Cresti     http://members.xoom.it/renzocresti



“Questo Cd della Rivo Alto consente di gettare uno sguardo trasversale sulla produzione dei compositori italiani più giovani.
In questo senso costituisce una cartina di tornasole molto interessante per giudicare dello stato della ricerca linguistica ed espressiva oggi presente in Italia. In secondo luogo, la giustapposizione di tanti brani per violino solo, come in briosa concatenazione, nonché la bravura di Massimo Bacci, conducono l'ascoltatore inevitabilmente in una lunga riflessione/apprezzamento del virtuosismo.”
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..Ottima davvero la maestria esecutiva"

                                                  
                                                        Pier Luigi Basso, Orfeo nella rete


Torna "sul tetto" il violino di Massimo Bacci
di Armin Viglione

Data:
26-08-2001


Chiariamo subito un paio di punti: se nel titolo di questo articolo abbiamo parlato di tetto, è perché si voleva alludere al titolo del compact disc di Massimo Bacci. Ovvero "Il violino sul tetto". Ma soprattutto perché l'idea di tetto può indicare metaforicamente - e, in questo caso, giustamente - l'altissimo, eccellente livello di questo splendido disco. Secondo punto, le "radici" sannite di cui all'occhiello. Nel presentarci questo cd, il M° Claudio Perugini, docente di composizione al Conservatorio di Benevento, ricordava come lo scorso anno Massimo Bacci aveva organizzato un incontro con il grande compositore Giacomo Manzoni, nell'ambito del progetto d'istituto del Conservatorio sannita, e come in quell'occasione furono eseguiti in prima assoluta alcuni brani del disco. Perugini ha inoltre precisato che quello di Bacci è "un lavoro generato 'in primis' dalla collaborazione di alcuni docenti del Conservatorio di Benevento (dove lo stesso Bacci è docente di violino, n.d.r.), e poi allargato ad altri compositori di rilievo". I lettori del "Sannio Quotidiano" sanno che, più di una volta, il nostro giornale si è occupato della musica contemporanea, dei nuovi autori, delle vicende esaltanti e degli aspetti sconfortanti di questo mondo, insomma delle croci e delizie annesse e connesse. Non sorprenderà nessuno, dunque, se esprimiamo tutto il nostro piacere nel rilevare quanto il Conservatorio di Benevento, in particolare per merito di alcuni artisti che in esso operano, si dimostri laboratorio vitale - o quantomeno fertile alveo - per nuove esperienze musicali e rigenerate prospettive artistiche.Stretta tra i feticci di una musica classica posta sul piedistallo di un'adorazione che esclude, ahinoi, processi reali di comprensione, da una parte, e di una musica leggera, cosiddetta "di consumo", dove anche un pallido sintomo di attività cerebrale è rigorosamente bandito, dall'altra, la musica contemporanea rimane in una posizione tutt'altro che agevole. E' un dato di fatto la distanza che ancora permane tra i compositori del nostro tempo ed il pubblico, fenomeno ampiamente e variamente studiato a partire dalle storiche analisi di T.W. Adorno. Certo, si tratta di un fenomeno decisamente complesso che, in modalità trasversali, coinvolge aree diversissime: da quelle linguistiche a quelle economiche, da quelle scolastiche a quelle sociali e politiche, da quelle culturali a quelle di mercato. E le connessioni, quando si realizzano, sono tutt'altro che prive di attriti. Non è certo questa la sede per un esame approfondito della vasta tematica, ma una breve notazione forse è possibile formularla. Ci sembra che questa distanza fra nuovi linguaggi, espressioni sonore e la società vada gradualmente riducendosi. Sempre maggiore è l'attenzione dei media verso la musica contemporanea, sempre più frequenti sono gli eventi ad essa collegabili, siano essi concerti, conferenze, corsi o seminari. Appaiono sempre più di rado autori che rovesciano su qualche sciagurato uditorio - con il pretesto sempreverde della presunta "ricerca" - le loro stucchevolezze di sconcertante incomprensibilità, veleggianti sull'oscura linea di confine che divide (ma non sempre) il delirio narcisistico dall'ambiguità mistificatoria. Un numero sempre maggiore di musicisti intende seriamente essere compresa dagli ascoltatori, avviare un rapporto fecondo con la propria società, il proprio mondo. Attraverso un'inalienabile "cifra" personale, certo, sviluppando rinnovate modalità linguistiche ed espressive, ma mai dimenticando che l'arte rende adeguato servigio all'umanità solo se i suoi suoni si riverberano realmente nell'intelletto e nell'anima di coloro che ascoltano. Ed è solo rendendo questo servigio che l'arte diventa nobile. E' questo il caso di Massimo Bacci, grandissimo violinista che ci propone, con questo suo nuovo cd "Il violino sul tetto", pregevoli lavori di compositori contemporanei? Crediamo senz'altro di sì. Vivaddio, la musica vuole ancora parlare agli uomini. E se vuol farlo attraverso un violinista come Bacci, lasciateci dire che è un vero piacere ascoltarla.                                     
                                                                                                Armin Viglione


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"Il violino sul tetto"
Musiche di
David Macculi, Giampaolo Coral, Roberta Silvestrini, Bernardino Beggio, Barbara Magnoni, Stefano Pelagatti, Claudio Perugini, Corrado Gulin, Claudio Gabriele, Lamberto Lugli
Massimo Bacci violino solo
RIVO ALTO



Questo Cd della Rivo Alto consente di gettare uno sguardo trasversale sulla produzione dei compositori italiani più giovani, o comunque come Gianpaolo Coral (1944) non ancora conosciuti da un vasto pubblico. In questo senso costituisce una cartina di tornasole molto interessante per giudicare dello stato della ricerca linguistica ed espressiva oggi presente in Italia. In secondo luogo, la giustapposizione di tanti brani per violino solo, come in briosa concatenazione, nonché la bravura di Massimo Bacci, conducono l'ascoltatore inevitabilmente in una lunga riflessione/apprezzamento del virtuosismo. Molti dei brani presenti in questa raccolta sono in modo evidente votati al virtuosismo, a cominciare dall'opera che apre il Cd: Violinosolo (1988) di David Macculi (nato nel 1960), soprattutto nel terzo movimento. Macculi, fa parte insieme a Bacci, del Trio Schubert di Roma e in questo brano esibisce una scrittura solida, mai banale, plastica rispetto alle doti peculiari dello strumento, tuttavia priva di idee musicali in grado di imporsi all'attenzione dell'ascoltatore, anche perché troppo conta su una retorica consolidata della sonata violinistica.
Questo aderire/rispondere al genere può divenire spesso un limite, tanto più nei brani solistici, dove incroci, intersezioni, sovrapposizioni possono manifestarsi solo nell'ibridazione stilistica (facile preda dell'eclettismo) e non possono contare invece sulla compresenza di stilemi consolidati, messi opportunamente in tensione contrastiva al fine di giungere ad un bricolage in grado di esemplificare una identità compositiva sui generis. La nudità dello strumento solo (soprattutto monodico) richiede tanto più pensiero musicale, quanto meno può contare sul bricolage (espediente straordinario contro l'entropia delle forme).
Gianpaolo Coral (1944) è un compositore triestino dotato di una ottima introspezione del discorso musicale; Raps IV, certo virtuosistico, presenta una ritmicità febbrile, dei punti di riferimento ostinati, e una sintassi franta, balletto di forme in avanti e indietro, di capovolgimenti e di discese, di asprezze e di suoni quasi flautati. Raps IV esibisce insomma un discorso musicale per nulla diafano, ma sempre cristallino, sapido, divertente.
Roberta Silvestrini nata a Milano nel 1964 accentua il virtuosismo, la carica ritmica, i contrasti, la brillantezza delle soluzioni, fino al soprassaturo, all'iperestesia nelle ultime battute del suo intrigante Solitaire.Bernardino Beggio con Fiddle assume come materiale prediletto un paio di motivetti melodici, di luoghi comuni musicali che possono venire in mente o prodotti per serendipità sotto la doccia. Il fatto è che più che parentesizzarli e destrutturarli, il discorso musicale di Beggio finisce per attribuire a questi motivetti un ruolo strutturale: a che pro?
Il brano di Barbara Magnoni¸ Il violino sul tetto è quello che dà il titolo all'intero Cd ed è anche uno dei più estesi. Anche qui torna il gioco il virtuosismo, nella prima e nella terza sezione, ma è forse nel corale di mezzo che il discorso musicale della compositrice si fa più ricco di venature espressive, di cambi di registro retorico, fino ad aprire ad una insistita, inventiva parte "pizzicata".
Stefano Pellagatti (1961) ci propone un Capriccio corrugato e incalzante, mentre Claudio Perugini con Violionda sembra restituirci senza soluzioni di continuità il catalogo degli accenti violinistici, come se si passasse da una ipotetica stazione radio all'altro. I salti però non sono nient'affatto bruschi, e il lavoro di omogeneizzazione del materiale è tale che in effetti il discorso trova una coerenza, anche emotiva.
Corrado Gulin e Lamberto Lugli confezionano entrambi una apprezzabile sonata per violino (quella del primo più frizzante e rigorosa, quella del secondo più cantabile e accorata), ma senza che il panorama sventagliato dagli altri autori presenti in questo CD allarghi il proprio orizzonte.
Claudio Gabriele, invece, sembra il solo (evidentemente anche in ragione della sua formazione: studi all'Ircam e di musica elettronica) a offrire degli elementi di discontinuità marcate rispetto al lavoro dei suoi colleghi. Il paesaggio sonoro è dato da note tenute, variamente esplorate, come tipico nell'indagine acustica del suono che va da Scelsi alla scuola spettrale. A metà del brano si aprono però delle cadenze melodiche che spezzano coerenza di ricerca e tensione drammatica; frattura, apprezzabile se non altro per il fatto di non aver accettato la mera imitazione di uno stile. Anche in Gabriele torna ad affiorare il virtuosismo, come a suggellare una strada unitariamente intrapresa da questo folto stuolo di compositori italiani. Un virtuosismo, chiamato da noi in causa, come tratto isotopico emergente, anche se è bene capirsi che esso non è mai portato a vertigini di trascendentale difficoltà (come nei Sei Capricci di Sciarrino, per intenderci), né induce a esplorazioni di tecniche esecutive particolari.
Un quesito resta decisivo all'ascolto di questo CD: quanto i brani raccolti respirino della ricerca musicale europea, o quanto siano invece inclini a seguire le vie di un "ritorno all'ordine"; soprattutto quanto possono proporsi come degni eredi del grande Novecento italiano.

Pier Luigi Basso
Associazione culturale Orfeo nella rete
http://www.orfeonellarete.it/
info@orfeonellarete.it

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